Icona della Vergine
"Beato chi ama Maria! E più beato chi notte e giorno siede alle porte di sì amabile Regina. Ed ogni giorno ascolta i consigli di Lei, ed ogni giorno eleva il suo cuore a Dio".
(Bartolo Longo, da "Il Rosario e la Nuova Pompei", p. 535 del 1895)
L’Icona della Madonna di Pompei presenta l'immagine della Madonna in trono con Gesù in braccio; ai suoi piedi san Domenico e santa Caterina da Siena. Maria reca nella mano sinistra la corona del Rosario che porge a santa Caterina, mentre Gesù, poggiato sulla sua gamba destra, la porge a san Domenico. È racchiusa in una cornice di bronzo dorato incastonata su un fondo di onice, sul quale spiccano i tondi con i 20 misteri del Rosario. I misteri gaudiosi, gloriosi e dolorosi furono dipinti dal romano Vincenzo Paliotti. I misteri luminosi, aggiunti da San Giovanni Paolo II con la lettera apostolica “Rosarium Virginis Mariae” del 16 ottobre 2002, sono stati dipinti recentemente da Salvatore Seme, pittore di Torre del Greco esperto nell’arte figurativa sacra. Un riquadro a specchi di malachite e lapislazzuli circonda il quadro. Giorno e notte, oltre alle candele, vi ardono davanti 15 lampade a olio, a forma di rosa. L’Icona fu data a Bartolo Longo da suor Maria Concetta De Litala, del convento del Rosariello a Porta Medina di Napoli. La religiosa l’aveva avuta in custodia da padre Alberto Radente, confessore del Beato. Arrivò a Pompei il 13 novembre 1875, affidata dal Longo al carrettiere Angelo Tortora che, dopo averla avvolta in un lenzuolo, l’appoggiò su di un carro di letame. Il quadro necessitava di un restauro, che fu immediatamente eseguito da Guglielmo Galella. Fu posto alla venerazione dei fedeli soltanto il 13 febbraio 1876. Nello stesso giorno, a Napoli, la dodicenne Clorinda Lucarelli beneficiò del primo miracolo ottenuto per intercessione della Madonna di Pompei. In seguito, Bartolo Longo affidò l’Icona al pittore napoletano Federico Maldarelli per un ulteriore restauro, chiedendogli anche di trasformare l’originaria santa Rosa in santa Caterina da Siena. Nel 1965, durante il restauro realizzato al Pontificio Istituto dei Padri Benedettini Olivetani di Roma, sotto i colori sovrapposti nei precedenti interventi, furono scoperti i colori originali che svelarono la mano di un valente artista secentesco della scuola di Luca Giordano. Il quadro fu, poi, incoronato da Papa Paolo VI nella Basilica di San Pietro, il 23 aprile 1965. L’ultimo restauro, presso il Laboratorio Dipinti dei Musei Vaticani, è del 2012.